Sebastiano Pieri moriva 76 anni fa, dedicata all’agente la seconda pietra d’inciampo a San Vittore

Jan

19

2021
L'agente Sebastiano Pieri ucciso il 19 gennaio 1945
L'agente Sebastiano Pieri ucciso il 19 gennaio 1945


Sebastiano Pieri, agente di custodia (così si chiamavano allora gli agenti di Polizia Penitenziaria) in servizio a San Vittore nel 1944, nascondeva nella fodera del berretto di ordinanza e recapitava i messaggi tra i prigionieri  politici e i loro parenti. Era il suo contributo alla lotta contro i  nazisti con i quali veniva ogni giorno a contatto in quanto era stato assegnato alla parte del carcere requisita dalle SS dove si trovavano antifascisti ed ebrei in attesa di essere deportati. Fu scoperto il 17 marzo 1944 e morì il 19 gennaio 1945, dopo dieci mesi di privazioni nei campi di concentramento tedeschi.

Lunedì 1° febbraio a Pieri sarà dedicata la seconda Pietra d’Inciampo, in piazza Filangeri 2, davanti  alla casa circondariale, dopo quella deposta il 21 gennaio 2020 in memoria di un altro agente di custodia, Andrea Schivo. Prosegue così la collaborazione tra la direzione dell’istituto e il Comitato Pietre d’Inciampo che negli ultimi cinque anni ha depositato nel tessuto urbano 118 formelle e altre 3 si appresta a svelarne, tra febbraio e aprile, per rendere omaggio e ricordare altrettante vittime della ferocia nazista.

Originario di Vasanello (VT), dove era nato il 5 aprile del 1898, Sebastiano Pieri, era molto apprezzato nel suo lavoro e, nel 1938, dopo una promozione a guardia scelta, aveva ricevuto la medaglia d’argento per meriti di servizio. I suoi ultimi mesi di libertà sono in qualche modo legati alla vicenda di don Achille Bolis, parroco di un paese del Bergamasco, arrestato il 21 febbraio 1944 e trasportato il giorno successivo nell’infermeria di San Vittore a cui Pieri era stato addetto. Il sacerdote era in condizioni pietose dopo aver subito ogni genere di torture all’Albergo Regina, sede del comando interregionale della Gestapo, e dopo essere stato di nuovo selvaggiamente percosso nell’Ufficio matricola del carcere dal tenente Manlio Melli, dell’Ufficio politico investigativo e da alcuni graduati. Sebastiano assistette allo strazio e agli ultimi istanti di vita di don Bolis e questo lo rese ancora più determinato nella sua scelta di aiutare i prigionieri, pur consapevole dei rischi che quell’attività comportava.

Pieri diviene una sorta di staffetta  tra i detenuti e i parenti altrimenti ignari della loro sorte. Consegna a gente disperata ‘pizzini’ che contengono richieste d’aiuto, parole di conforto e, più spesso, messaggi di addio. Viene scoperto dai tedeschi il 17 marzo 1944, arrestato e deportato. Nei mesi di prigionia che seguono, conosce gli orrori di molti lager, dal campo di transito di Fossoli a Mauthausen, a Gusen dove viene ucciso il 19 gennaio 1945.

Lo scorso anno, allo svelamento della pietra in memoria di Andrea Schivo avevano partecipato l’artista tedesco Gunter Demnig, ideatore dell’iniziativa e la senatrice Liliana Segre, coordinatrice del comitato milanese Pietre d’inciampo. A causa degli attuali divieti di assembramento imposti dalle misure anti-covid  solo in pochi potranno assistere alla cerimonia del 1° febbraio e alle altre in programma ma questo non diminuirà certo il loro valore simbolico. Austerità e silenzio aggiungeranno emozione allo svelamento delle pietre che, come affermato da Liliana Segre lo scorso anno “raccontano storie di persone che sono senza memoria, che sono sparite nel vento di Auschwitz, persone che non hanno altro ricordo”.