PATRONE Giuseppe

Giuseppe Patrone, Agente di Custodia. Sessa Aurunca (CE) 19 aprile 1910 - Parma 19 agosto 1944.

In servizio alle Carceri giudiziarie “San Francesco” di Parma, gli Agenti Capuano, Marchesano e Patrone operavano nelle file della Resistenza parmense. Durante la lotta di Liberazione si prodigavano nell’aiutare i detenuti politici sottoposti a trattamento disumano. Scoperti da una spia nazi-fascista infiltrata tra i detenuti, i tre eroici Agenti furono arrestati e sottoposti a feroci sevizie. Il 19 agosto 1944, a sei giorni dall’arresto, furono portati all’alba nel cortile del carcere e fucilati da un plotone di esecuzione composto dai loro stessi colleghi, costretti dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana. Un secondo plotone, denominato “Battaglione della Morte”, venne posizionato alle spalle degli Agenti, pronto ad aprire il fuoco su di essi se non avessero eseguito l’ordine. Gli ausiliari, infatti, si rifiutarono di sparare, tanto che intervenne il responsabile del servizio d’ordine all’interno del carcere per obbligarli a compiere l’odioso gesto. I momenti dell’esecuzione furono struggenti: le ultime parole di Giuseppe Patrone, rivolto ai colleghi costretti ad assistere all’esecuzione, furono: “Coraggio, dite a mio figlio che muoio per un’idea”.

Giuseppe Patrone è stato insignito alla memoria dell’attestato di “Patriota” con certificato n. 48349 a firma del Generale Comandante in capo delle armate alleate in Italia H.R. Alexander.

Il 10 ottobre 2008 Gennaro Capuano, Enrico Marchesano e Giuseppe Patrone sono stati insigniti di Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Memoria.

Deposizione di un testimone oculare della fucilazione resa in fase istruttoria del processo contro i componenti della Brigata Nera di Parma, il 28 giugno del 1945, in Archivio Isrec:

La mattina del 19 agosto 1944 vidi giungere in carcere tre guardie carcerarie precedentemente arrestate in mezzo a militi della squadra della morte. Quando vidi che stavano per fucilarli feci per scappare per non vederli. Giunto al cancello d’ingresso vidi Maestri ed altri due all’entrata del cancello che parlavano e fumavano, il Maestri diceva: “Anche al carcere sono dovuto venire per far fucilare degli Agenti. Qui a Parma se non metteranno giudizio scorrerà del sangue come scorrerà l’acqua dal rubinetto”. I militi poi chiusero le porte ed io non fui in tempo ad uscire. Fui portato con gli altri ad assistere alla fucilazione. Il Maestri stava sempre nel piazzale esterno per badare all’ordine pubblico. La fucilazione fu effettuata da un plotone della polizia ausiliaria di cui non so dire i nominativi. Dietro il plotone di esecuzione c’era un altro plotone di militi del battaglione della morte che aveva puntato i mitra contro il plotone di esecuzione per costringerli a sparare. Posso dire che i componenti di tale plotone di esecuzione furono proprio costretti a compiere questa infelice operazione.