Omaggio a Raffaele Cinotti, vittima degli ‘Anni di piombo’

apr

07

2020
Il vicebrigadiere Raffaele Cinotti
Il vicebrigadiere Raffaele Cinotti

 

Tra le tante vittime degli ‘Anni di piombo’ c’è anche il nome di Raffaele Cinotti, che ora compare nella targa all’ingresso della casa circondariale di Roma-Rebibbia.

Raffaele arrivava da San Prisco, provincia di Caserta, non aveva ancora 28 anni: prestava servizio come vicebrigadiere degli agenti di custodia – così si chiamava allora la Polizia Penitenziaria – nel carcere romano, un complesso di quattro istituti che era entrato in attività nel 1972. Quella mattina, era il 7 aprile 1981, stava uscendo dalla sua casa a Tor Bella Monaca – dopo aver salutato la moglie e i due figli, di due anni e di cinque mesi – quando venne aggredito da un commando terrorista. I tre assassini lo lasciarono senza vita sul selciato dopo aver sparato 16 colpi e l’agguato mortale venne poi rivendicato dalle Brigate Rosse con una telefonata al centralino del quotidiano La Repubblica. Sul corpo di Raffaele c’era un documento che richiamava la “Campagna D’Urso”, dal nome del magistrato rapito dai brigatisti qualche mese prima, un cartello con la scritta “Organizzare la liberazione dei proletari prigionieri, smantellare il circuito della differenziazione”.

La "colpa" di Raffaele Cinotti era forse proprio questa, di prestare servizio come caporeparto nel settore Isolamento giudiziario del carcere di Rebibbia, nella visione dei terroristi un responsabile del sistema carcerario duro nei cui confronti le BR stavano conducendo una guerra senza quartiere, iniziata con l’omicidio di Girolamo Minervini, direttore generale degli Istituti di Prevenzione e Pena. E probabilmente nemmeno la data era stata scelta a caso, perché il 7 aprile di due anni prima si era svolta una retata che aveva portato in carcere con l’accusa di associazione sovversiva decine dei principali esponenti di Autonomia Operaia, tra cui Toni Negri.

La morte di Raffaele Cinotti era e rimane un atto insensato. Nel ricordo di tutti resta l’immagine pulita di questo ragazzo, insignito della medaglia d’oro al Merito Civile e vittima del dovere.

Oggi, nel 39° anniversario dell’agguato, per Raffaele è risuonato il silenzio durante la commemorazione che si è tenuta nel piazzale antistante l’istituto di Rebibbia-Nuovo Complesso: quella che era diventata la sua seconda casa, ora intitolata alla memoria del suo sacrificio.