La chiamano la ‘Nikita’ del tiro con l’arco. Ma Monica è solo Monica

ott

30

2019
Monica Finessi, nel 2000, in servizio di scorta
Monica Finessi, nel 2000, in servizio di scorta

La carriera di Monica Finessi, bolognese Doc, classe 1969, è lunga e variegata. E, soprattutto, è lontana dal concludersi.

Il suo arruolamento nel Corpo di Polizia Penitenziaria risale al 1996, al termine del corso di formazione viene assegnata nel carcere di Vibo Valentia, dove si fa subito valere come autista: la sua passione per i motori è smisurata tanto che può vantarsi di aver conseguito due patenti: quella per la guida dei mezzi del Corpo anche quella per la categoria D.

Monica non si accontenta e decide di tentare l’ingresso nel Gruppo Operativo Mobile, il reparto speciale della Polizia Penitenziaria, centrando al primo colpo l’obiettivo.

Ed è proprio al GOM che la sua figura viene associata a quella di Nikita, la protagonista del film di Luc Besson del ’90 che descrive la metamorfosi di una ragazza francese addestrata dai servizi segreti per diventare una sorta di ‘macchina da guerra’.

Quel soprannome ‘scomodo’ a Monica non dispiace… “Bene, mi dico, Nikita sia! – ci racconta ora con soddisfazione – Era la mia personale rivalsa nei confronti di un mondo prettamente maschile. Questo tipo di battaglia cominciava a piacermi”

L’esperienza nei reparti speciali forma Monica, che inizia a viaggiare su e giù per l’Italia, passando da L’Aquila all’Ucciardone, da Rebibbia al Pagliarelli. Guida di tutto! Dai pullman alle vecchie pesanti Croma blindate, dapprima con i detenuti collaboratori di giustizia e successivamente, tornata a Roma, passa al reparto scorte, dove viene inserita nella squadra che tutela alcuni magistrati ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria.

Ma ‘Nikita’ non si accontenta. È un vulcano! In cerca sempre di nuove avventure e nuove sfide.

Come maestro di judo conosce i segreti delle arti marziali, come tiratore scelto non sbaglia un colpo al tiro al bersaglio, come autista potrebbe tranquillamente tentare l’avventura in Formula Uno. In più ha il brevetto di subacqueo e quello di paracadutista. E da sportiva quale è sempre stata, approda al tiro con l’arco, e ne rimane affascinata: “Anche senza una tacca di mira e mirino riuscivo a colpire il bersaglio – dice divertita Monica – Mi pareva quasi una magia”.

Inizia così la scalata verso nuovi successi: nel 2007 vince la medaglio d’ oro ai Campionati Italiani e l’argento mondiale in Ungheria a Sopron.

“Dopo questa prestazione – ricorda – entro nel Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre, coronando un altro sogno della mia carriera”. Nel 2008 conquista l’oro ai Campionati Italiani e un buon 6° posto ai Campionati Europei. L’anno successivo arriva per Monica un altro oro ai Campionati Italiani e l’oro dei Mondiali di Latina.

A questo evento è legato un ricordo che le sta molto a cuore. “Ho dato il mio primo oro internazionale al Corpo di Polizia Penitenziaria ma, al di là di questo, è successa una cosa particolare. Appena scoccata la freccia della vittoria, ho sentito delle persone gridare tra la folla ‘Quella è la collega nostra… ‘. Beh son cose che scaldano il cuore e che non dimenticherò mai”.

 

“Son passata poi all’arco nudo – aggiunge – dove ho partecipato a varie competizioni internazionali ma senza particolari risultati a causa di un target-panic che mi ha fatto veramente impazzire e ha minato tutte le mie certezze. Il ‘volere è potere’ a cui mi ero sempre abbracciata da tutta la vita non era altro che un castello di sabbia”.

La discesa tra gli ‘umani’ non turba l’indistruttibile ‘Nikita’, anzi… “Ok mi son detta… E’ il momento di rimettersi in gioco, accada quel che accada. Ho chiamato un negoziante e mi son comperata un arco compound. Così su due piedi, senza sapere neppure come funzionava, mi son rimboccata le maniche e ho cominciato freccia su freccia a ricostruire una atleta competitiva”.

E siamo ai giorni nostri. “La tenacia paga ancora. Oggi vinco e perdo come ogni praticante sportivo, rimango umile con la consapevolezza che nello sport ogni vittoria è costruita su molte sconfitte”.

Monica non si tira indietro davanti al momento dei ringraziamenti… “In primis mi sento di dire grazie a chi lavora dietro le quinte del Gruppo Sportivo delle Fiamme Azzurre e il Corpo di Polizia Penitenziaria, che non sono uffici ma persone. Quindi la mia famiglia, che mi supporta e sopporta anche nelle fasi in cui la gara si avvicina e divento irascibile. Poi i miei 3 cani e 10 gatti che mi fanno ridere sempre, proprio in quei momenti”.

L’ultimo alloro di Monica è datato 13 ottobre quando ha conquistato la medaglia d’oro in Coppa Italia a Torino. Il pensiero conclusivo appartiene tutto a Monica e di ‘Nikita’ non ha nulla…
“Sono sempre dell’idea che una passione e un cuore che batte sono e rimarranno sempre le medaglie più belle e importanti”.