Covid-19, le misure per prevenire il contagio all’interno delle carceri

ott

29

2020
Le misure anti Covid nelle carceri
Le misure anti Covid nelle carceri

 

I numeri della prima ondata parlano chiaro: il virus in carcere non ha sfondato ed è stato contenuto. Con grandi sforzi e sacrifici, ma è stato contenuto. I dati complessivi del periodo febbraio-agosto parlano di 568 persone contagiate, 4 delle quali decedute (2 agenti e 2 detenuti) mentre per quanto riguarda le restanti 564 si registravano 557 guariti (314 operatori e 243 detenuti) e 7 soggetti positivi.

Numerose e diverse le misure messe a punto dal Ministero della Giustizia e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per contenere i contagi da coronavirus in questa prima fase, con risultati e numeri che dimostrano la tenuta del sistema penitenziario.

Fin dal 22 febbraio scorso il DAP ha indirizzato ai Provveditorati regionali e a tutti gli istituti penitenziari una serie di circolari e note organizzative e operative per la prevenzione e il contenimento del contagio da coronavirus. Sono stati da subito dettati i primi interventi per i detenuti: quelli trovati positivi al tampone sarebbero stati posti immediatamente in isolamento sanitario in camere singole, dotate di bagno autonomo, all’interno di apposite sezioni detentive dove sarebbero stati effettuati tutti i controlli disposti dalle autorità sanitarie, come previsto dai protocolli del ministero della Salute. I sintomatici e quelli in condizioni più gravi sarebbero stati ricoverati presso strutture ospedaliere esterne.

Con notevoli sforzi e anche con l’aiuto della Protezione Civile è stata comunque garantita la dotazione di appropriati dispositivi di protezione individuale: centinaia di migliaia di mascherine FFP2, FFP3 e chirurgiche, migliaia di occhiali e visiere facciali, di camici e tute impermeabili, milioni di guanti monouso e oltre 1.100 kit di protezione totale distribuiti agli istituti penitenziari. Allo stesso modo per l’approvvigionamento di prodotti per la pulizia quotidiana delle persone, l’igiene e la sanificazione periodica dei locali.

Grazie alla collaborazione con la struttura del Commissario straordinario di Governo per l’emergenza Covid-19, è stata avviata nei tre stabilimenti penitenziari di Milano Bollate, Salerno e Roma Rebibbia la produzione di 400mila mascherine chirurgiche al giorno (saranno il doppio una volta a regime): è il progetto #Ricuciamo, che si avvale di macchinari tecnologicamente avanzati sui quali si alternano in attività lavorative complessivamente 320 detenuti.

Per le attività di triage all’ingresso in carcere sui detenuti nuovi giunti o provenienti da altri istituti sono state installate 145 tensostrutture, grazie alla collaborazione con la Protezione Civile; le strutture sprovviste hanno comunque allestito una zona ‘filtro’. Rigide procedure precauzionali sono state quotidianamente disposte per il personale all’ingresso degli istituti, con l’uso di termoscanner per rilevare la temperatura corporea.

Con le norme del decreto legge Cura Italia del marzo scorso, il Governo hanno favorito una sensibile diminuzione del sovraffollamento penitenziario di circa 7.500 unità, dai circa 61mila detenuti di febbraio 2020 ai 53mila di agosto, a beneficio di misure alternative alla detenzione: i posti liberati sono serviti a ricavare gli spazi da destinare alla custodia dei soggetti positivi o di quelli da isolare precauzionalmente.

Nell’istituto di Milano San Vittore è stato addirittura costituito uno specifico reparto attrezzato per la cura del Covid-19, voluto dall’Amministrazione Penitenziaria e sostenuto dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Santi Paolo e Carlo e in collaborazione con la Regione Lombardia. Destinato ad accogliere i detenuti positivi provenienti dagli istituti penitenziari del territorio lombardo, l’hub è stato in breve tempo supportato da un reparto per i casi più leggeri, per gli asintomatici e i convalescenti presso l’istituto di Milano Bollate.

Diverse sono state le iniziative attivate dall’Amministrazione per sostenere i disagi dei detenuti durante il blocco della circolazione dei cittadini dovuto al lockdown: i video-colloqui per i detenuti, resi possibili grazie all’acquisto di 1.600 telefoni cellulari e di altrettanti donati da una azienda telefonica; l’incremento della corrispondenza telefonica gratuita; l’utilizzo senza costi del servizio di lavanderia; la possibilità di ricevere vaglia postali online; l’aumento dei limiti di spesa per ciascun detenuto.

Da ultimo, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha fatto inserire e approvare nel recente decreto legge sui Ristori alcune norme che puntano a deflazionare gli istituti penitenziari di alcune migliaia di detenuti. Il DAP, dal canto suo, proprio nei giorni scorsi ha sottoscritto, insieme al Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e le organizzazioni sindacali del Comparto Sicurezza, un protocollo con le linee guida per garantire la salute e la sicurezza sul posto di lavoro del personale di Polizia Penitenziaria, in coerenza con i provvedimenti normativi nazionali e regionali.