Caltanissetta: donna tenta il suicidio, salvata da agente della Penitenziaria

ago

09

2019
L'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta
L'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta

 

Una calda serata estiva, quartiere San Luca, periferia di Caltanissetta. Per godersi un po’ di fresco l’Assistente Capo Coordinatore della Polizia Penitenziaria Angelo Gibella è sul balcone del suo appartamento insieme al nipote. “In questa zona, prettamente residenziale, alle 22,30 di solito passano solo le auto che si dirigono verso l’autostrada – ci spiega Gibella -Ma giovedì c’era una donna che, con fare sospetto, si sporgeva dal punto più alto del ponte che si trova proprio sotto il palazzo in cui abito”.

“Appena l’ho vista – racconta l’agente di Polizia Penitenziaria con la voce ancora rotta dall’emozione – sono sceso di corsa insieme a mio nipote, ho preso la macchina perché bisognava fare il giro dell’isolato e mi sono diretto verso il ponte perché avevo capito che stava per commettere un gesto estremo” .

Gibella, 48 anni, sposato, due figlie, nel tempo libero fa il maestro di mountain bike ai bambini dai 5 ai 12 anni. Si capisce che è una persona alla mano, pronta ad aiutare il prossimo. E ieri sera non ha esitato un attimo a intervenire per salvare una vita umana. “Speravo di arrivare in tempo – dice – avevo timore di non farcela ma quando siamo riusciti a trattenerla e lei è scoppiata a piangere perché era in un evidente stato confusionale, ho tirato un sospiro di sollievo”.

Dopo aver salvato la ragazza l’assistente capo ha chiamato la Polizia e un’ambulanza che ha portato la donna al Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Elia.

Ma Gibella non si ‘accontenta’ e, dopo circa un’ora,  va di persona in ospedale per sincerarsi della salute della ragazza che nel frattempo aveva ricevuto le prime cure ed era stata riconosciuta come una residente della zona con recenti esperienze traumatiche.

Le strade dei due protagonisti si sono di nuovo incrociate (per caso) questa mattina quando Angelo ha incontrato la donna, dimessa dall’ospedale, che lo ha abbracciato e lo ha ringraziato piangendo. Era accompagnata dal marito che, per uno strano scherzo del destino, si è scoperto essere un vicino di casa dei genitori di Gibella.

Angelo, però, non si sente un eroe e ci tiene a precisarlo: “Non ho fatto nulla di speciale, sono una persona comune e il mio gesto l’avrebbe fatto chiunque”.