“Scavalcate col vostro servizio paure reciproche e indifferenza”
set
14
2019
L’arrivo in “papamobile” con il conseguente boato dei fedeli accorsi in piazza San Pietro: è iniziata così l’Udienza di Papa Francesco alla Polizia Penitenziaria, al Personale dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia minorile e di comunità. Circa 11mila persone in rappresentanza delle 190 case di reclusione, guidati dall’Ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi.
Un momento di coinvolgimento e di preghiera che ha toccato le corde dell’anima dei presenti, attenti ad ascoltare il messaggio del Santo Padre che ha sempre manifestato interesse e sentita partecipazione nei confronti della realtà del carcere vissuta dagli operatori penitenziari e dalle persone detenute che, seppur da prospettive diverse, condividono una mondo complesso.
Prima dell’omelia, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini, ha rivolto un saluto al Pontefice: “La comunità che opera nelle carceri del nostro Paese presente in questa piazza simbolo della Cristianità – ha affermato – è testimone di un impegno che sfida i luoghi comuni, un esercito di pace e di speranza. Gli operatori del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, l’Ispettorato generale dei Cappellani, religiose, religiosi e volontari, hanno accolto numerosi l’invito a essere qui presenti per ascoltare le Sue parole che uniscono, rafforzano noi tutti nel nostro agire quotidiano, ci confortano nella difficile missione di restituire speranza e promuovere il cambiamento nelle persone detenute e in esecuzione penale esterna”.
“Santità – ha aggiunto Basentini -, abbiamo bisogno del Suo conforto e delle Sue esortazioni a essere migliori, a guardare all’altro come nostro fratello e a sforzarci perché ogni giorno sia un giorno nuovo per il cambiamento, per rendere questo mondo in cui viviamo, lacerato da conflitti e ingiustizie, un posto dove ci sia spazio per tutti, nel solco del riconoscimento della dignità e del rispetto dei diritti umani”.
I detenuti, anche se hanno sbagliato, non possono essere mortificati: un concetto di cui Papa Francesco si fa interprete, esprimendo allo stesso tempo profonda gratitudine nei confronti degli agenti di Polizia Penitenziaria per il lavoro svolto con professionalità e attenzione: “Siete persone che, poste di fronte a un’umanità ferita e spesso devastata – ha detto il Santo Padre – ne riconoscono, a nome dello Stato e della società, l’insopprimibile dignità. Vi ringrazio, dunque, di non essere solo vigilanti ma soprattutto custodi di persone che a voi sono affidate perché, nel prendere coscienza del male compiuto, accolgano prospettive di rinascita per il bene di tutti. Siete così chiamati a essere ponti tra il carcere e la società civile: col vostro servizio, esercitando una retta compassione, potete scavalcare le paure reciproche e il dramma dell’indifferenza”.
Rivolgendosi ai cappellani e ai religiosi che operano negli istituti di detenzione, il Pontefice ha chiesto di andare “avanti con Gesù e nel segno di Gesù, che vi chiama a essere seminatori pazienti della Sua parola, cercatori instancabili di ciò che è perduto, annunciatori della certezza che ciascuno è prezioso per Dio, pastori che si caricano le pecore più deboli sulle proprie spalle fragili”. “Avanti con generosità e gioia: col vostro ministero – ha concluso il Papa – consolate il cuore di Dio”.
Al termine dell’Udienza, Francesco ha benedetto la ‘croce della misericordia’, realizzata dai detenuti di Paliano, e su cui sono dipinte scene bibliche di liberazione, di riscatto e di redenzione, ma anche le immagini di mamme in carcere con i loro bambini. Adesso sarà portata in tutti i penitenziari italiani.